Funerali diacono Angelo Della Monica, don Cumbo: “Figlio, Sposo e Servo del Vangelo”

828

Il 13 settembre 2024, Angelo Della Monica, diacono permanente della Chiesa agrigentina, ha restituito al suo “Signore e Creatore”, il “respiro” ricevuto in dono 77 anni fa venendo al mondo dopo avere sostenuto, con cristiana fortezza, il combattimento della malattia.
Era nato a Salerno e per tanti anni ha esercitato la professione di Agente della Polizia di Stato nella nostra città dove si era trasferito per ragioni legate alla sua professione. Nel 1973 si era sposato con Concetta Principato, dal loro amore sono nati Anna Chiara e Marilisa, giornalista del nostro settimanale. L’ordinazione diaconale, nella Basilica Cattedrale di Agrigento, avvenne il 15 marzo nel 2002, per l’imposizione delle mani del vescovo Carmelo Ferraro, insieme ad altri sei diaconi. Nei suoi 22 anni di ministero si è posto sempre a servizio della Chiesa agrigentina, come collaboratore dell’Archivio Diocesano, nella sua parrocchia San Gregorio agrigentino, nella Chiesa Madre di Porto Empedocle, alla Madonna di Fatima, al Carcere Petrusa e, nell’ultimo periodo, nella parrocchia San Pio X di Agrigento, dove, sabato 14 settembre, il Vicario Generale, don Giuseppe Cumbo, ha presieduto la celebrazione eucaristica con il rito delle esequie , concelebrata dai presbiteri della città alla presenza del collegio dei diaconi permanenti dell’Arcidiocesi e di numerosi amici e fedeli giunti anche dalle parrocchie dove con generosità e dedizione ha svolto il suo servizio diaconale. Davanti l’altare il feretro con su poggiato il libro dei vangeli aperto sulla pagina della risurrezione, la stola diaconale consegnata ad Angelo il giorno dell’ordinazione e una rosa bianca, segni che bene sintetizzano la sua esistenza.

Il giorno dell’ordinazione (Cattedrale 15/03/2002

Durante l’omelia don Giuseppe Cumbo, dopo avere rappresentato il saluto e la vicinanza spirituale  dell’Arcivescovo Alessandro, fuori sede per impegni pastorali,  ha detto: “In questo pomeriggio, nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Croce, siamo stati convocati alla mensa della Parola e dell’Eucaristia per ringraziare il Signore per il dono della vita di Angelo e consegnarlo alla sua infinita misericordia”. Lasciandosi guidare dalla Parola proclamata come lampada che illumina il nostro cammino, soprattutto nei momenti in cui il buio del dolore e dello sconforto potrebbe scoraggiarlo, ha messo in risalto quattro tratti che hanno caratterizzato l’esistenza del diacono Della Monica:

Figlio Battezzato

Si è sforzato di vivere il suo essere figlio di Dio, sostenuto dall’Eucaristia e vivendo la missione cristiana nella Chiesa e nel mondo, ha custodito (fino alla fine) il dialogo intimo e filiale della preghiera rivolta al Padre.
Sposo
Accogliendo il matrimonio, “come sposo, ha vissuto con Cettina in piena comunione, l’ha riconosciuta partecipe dello stesso dono di grazia, l’ha amata sempre con quell’amore con il quale Cristo ha amato la sua Chiesa” (cfr. Benedizione) e ha accolto e amato il dono della paternità
Diacono/Servo
Sostenuto dalla grazia sacramentale, nella «diaconia» della liturgia, della predicazione e della carità ha servito il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È stato – ha detto don Giuseppe – fedele nell’esercizio del diaconato: ha amministrato il battesimo, ha conservato e distribuito ‘Eucaristia, ha assistito e benedetto il matrimonio in nome della Chiesa, ha portato il viatico moribondi, ha proclamato la sacra Scrittura ai fedeli, hanno istruito ed esortato il popolo, ha presieduto al culto e alla preghiera dei fedeli, ha amministrato i sacramentali, ha presieduto al rito funebre e alla sepoltura. Si è dedicato agli uffici di carità e di assistenza, facendo suo il monito di S. Policarpo: «misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, quale si è fatto servo di tutti» (Ad Phil. 5.2).
La Parola ascoltata ci ha permesso – ha proseguito – di rileggere l’esperienza di Angelo e, nello stesso tempo, ci ha consegnato un invito chiaro a vivere come servi e testimoni”.
Soffermandosi sul brano del Vangelo e l’invito accorato che Gesù rivolge ai discepoli di ieri e di oggi: «Siate pronti» che detto che “non si tratta di vivere con l’ansia e la paura per l’imminente fine del mondo ma è un vero e proprio invito a vivere in pienezza l’essere cristiani nel tempo e nello spazio che Dio ha messo a nostra disposizione. E ciò va fatto – ha proseguito – in una quotidianità vissuta nella logica del servizio: «con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese», cioè in tenuta da lavoro e confidando in Dio. pronti a riconoscere la presenza di Dio negli eventi della propria storia personale e comunitaria e a non esitare «quando arriva e bussa. «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora Svegli», continua il Vangelo; Egli stesso «si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli». Tutto questo Dio lo compie attraverso di noi se docilmente ci lasciamo coinvolgere da Lui.
L’esperienza vissuta dal nostro diacono Angelo – ha proseguito don Giuseppe – è stata narrata in questa pagina di Vangelo.
Credo che la parola “servizio” abbia attraversato come un filo rosso i 77 anni di vita terrena di questo nostro fratello: una «veste stretta ai fianchi nel suo essere figlio, marito e padre nell’amore e nella cura della sua famiglia, una uniforme, quella della Polizia, nel suo servizio allo Stato e alla collettività, la stola diaconale, nel servizio alla Chiesa nei suoi 22 anni e sei mesi di ministero. Al suo ritorno il Signore “lo ha trovato ancora sveglio”: la malattia e le conseguenti difficoltà non hanno affievolito il suo essere “servo/diacono”.

Con la moglie Cettina e mons. Salvatore Muratore durante i momenti di formazione permanente

E il Signore – fedele alla sua Parola “è passato a servirlo” con le amorevoli cure della moglie Cettina, di Marilisa e Dario, di Anna Chiara e Davide, dei nipoti Matteo e Pietro e di quanti si sono fatti prossimi con la loro presenza e la
loro preghiera”. Se nel brano del Vangelo don Giuseppe ha evidenziato l’invito a
essere servi fedeli e ad abbracciare la logica del servizio, commentando la prima lettura, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, ha richiamato la bellezza dell’annuncio del Cristo crocifisso e risorto. ” Rivolgendosi ai pagani in casa del centurione Cornelio l’apostolo Pietro nel suo discorso presenta un Dio che «non fa preferenze di persone» e che «è il Signore di tutti». Racconta l’esperienza condivisa con Gesù «il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» e afferma di essere testimone della sua Pasqua, destinatario di una missione: «annunciare al popolo e testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio… È quanto si è sforzato di vivere – ha proseguito – il nostro diacono Angelo ed è quanto dobbiamo augurarci di vivere anche noi nel quotidiano”.
Prima del congedo, a nome della famiglia, ha preso la parola il genero del diacono Della Monica, Dario Broccio. “Chi ha conosciuto Angelo – ha detto – sia quando prestava servizio nella Polizia di Stato che nel servizio alla carità come diacono, ha avuto modo di apprezzarne la generosità, la gentilezza, la cura che si prendeva dell’altro, la dolcezza con cui si interfacciava con i suoi interlocutori. Ha sempre accolto quanto la vita gli ha messo davanti con spirito di accoglienza, mai remissivo, ma affidandosi alla volontà di Dio.
In questi anni abbiamo conosciuto la sua forza e la sua tenacia nell’affrontare la malattia. Dalla sua bocca non è mai uscita una parola di rassegnazione o di lamentala per la prova che gli era stata messa innanzi, ma tutto è stato accolto senza mai cadere nella disperazione. Angelo è stato per tanti amico fedele e accogliente. Marito affettuoso e innamoratissimo della sua Cettina. Esempio di persona perbene per le figlie Marilisa e Anna Chiara. Esempio di carità. Io sono – ha detto – l’ultimo arrivato nella famiglia, il nostro rapporto si è sviluppato lentamente, ma sin da subito ho capito di trovarmi difronte una brava persona, una persona perbene, dai saldi principi: primi fra tutti la giustizia e il rispetto degli altri”. Non è mancato il ringraziamento ai numerosi presenti, ma anche al personale del reparto di Oncologia dell’ospedale San Giovanni di Dio e “in particolare la dott.ssa Rosalba Indorato che ci è stata vicino nell’ultimo periodo.
Grazie all’associazione Samo, al dott. Pasquale Lattuca ed al personale che, in questi pochi giorni, ci è stato accanto, alleviando le sofferenze di Angelo e grazie a Giovanni Musmeci che non è stato il medico di famiglia, ma l’amico che ci è stato accanto.
Grazie ancora a tutti che con la vostra presenza o con un messaggio o una telefonata ci avete raccontato quello che Angelo è stato per voi. Ed infine grazie ad Angelo, persona che ha vissuto la sua vita alla luce del Vangelo, operando sempre con giustizia e verità”.

Il saluto al termine delle Esequie