Sabato 25 gennaio 2025, al Teatro Pirandello di Agrigento, si è tenuto il convegno “L’incontro. Il coraggio del dialogo”, organizzato da Caritas diocesana Agrigento, sul tema della “giustizia riparativa”. Protagoniste dell’evento: Agnese Moro – figlia dello statista – e Adriana Faranda e Maria Grazia Grena, ex brigatiste che, attraverso la forza di un confronto autentico e strutturato, sono riuscite a fare vibrare le anime dei presenti alternando momenti di lucida analisi a profonde ed emozionanti riflessioni.
L’obiettivo di questa giornata, spiega Valerio Landri – direttore di Caritas diocesana – è stato quello di fare emergere un’idea di Giustizia che diventa “piena” attraverso, non solo il coinvolgimento attivo della “vittima” del reato, ma anche e soprattutto attraverso la ricomposizione della frattura sociale generata dallo stesso, possibile solo attraverso l’incontro fra chi lo ha subito e chi lo ha commesso.Quella andata in scena sul palco del Pirandello è la storia vera di tre vite che si sono incrociate e che hanno avuto il coraggio di intraprendere la via del dialogo, donando generosamente i frutti nati da una rielaborazione del dolore che non risparmia la responsabilità delle azioni compiute ma che lascia spazio, nello stesso tempo, alla possibilità di un nuovo inizio.
“La giustizia riparativa secondo me è avere a che fare con l’irreparabile – racconta Agnese Moro. L’irreparabile è anche pericoloso perché trattiene il passato e il “passato non passa mai”, aggiunge la figlia del presidente della Democrazia cristiana, secondo la quale “tutti i giorni suo padre esce di casa, viene rapito, le care persone della scorta vengono uccise, resta prigioniero e viene ritrovato ucciso 55 giorni dopo”.
“Solo chi ha provato un dolore come quello di Agnese può paradossalmente capire quello che ho provato io. Sono dolori diversissimi ma che si accomunano: io mi sono sentita compresa da Agnese come da nessun altro“, confessa l’ex brigatista Adriana Faranda che, rinforzata dalle parole di Grazia Grena, si è resa testimone tangibile di quanto la forza delle parole possa irrompere in un percorso della storia apparentemente segnato e cambiarlo profondamente.
Presenti alla mattinata di confronto anche l’arcivescovo, Mons. Alessandro Damiano, il vicario Generale, don Giuseppe Cumbo, il sindaco di Agrigento Francesco Micciché con l’assessore alla Cultura Costantino Ciulla, i direttori delle Case Circondariali di Agrigento e Sciacca e quelli dell’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna e dell’Ufficio Distrettuale, i mediatori penali e Maria Pia Giuffrida dell’Associazione Spondè. Presenti, inoltre, anche circa 400 ragazzi venuti da diverse scuole agrigentine e della provincia, i volontari delle Caritas parrocchiali di tutta la diocesi e i volontari dei servizi diocesani.
Simona Vella