Madre Ildegarde: una casa costruita sulla Roccia

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(ph. GiuseppeLazzano)

Nel trigesimo della nascita alla Vita vera di madre Ildegarde pubblichiamo la testimonianza di suor Francesca Viana che a nome della comunità monastica Cistercense del Monastero Santo Spirito di Agrigento,  di cui  madre Ildegarde è stata badessa per circa 30 anni, ne traccia un ricordo.

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Ancora fanciulla è stata portata nella Casa del Signore, il Monastero di Santo Spirito, insieme a una sorella più piccola per aver un migliore sostentamento visto che la povertà

madre Ildegarde

era molto pesante nelle nostre terre a quel tempo. Le monache li hanno accolto con gioia, e Giovanna, così si chiamava prima di essere suora, si è mostrata subito degna di tale accoglienza, per il suo carattere mite e modesto e la sua disponibilità a prestare servizi anche più disagevoli, come quando, tra i 17-18 anni, le hanno fatto custodire giorno e notte, un’anziana inferma che aveva ormai perso le facoltà mentali e passava anche le notti in grande agitazione, e non voleva nessuno, solo lei; tanta era la sua buona volontà e il suo spirito di sottomissione, che a far capire alle superiore che il compito andava ben oltre le sue forze, non furono le sue labbra ma il corpo che si ammalò. Negli anni successivi la sorella sceglierà la via del matrimonio invece Giovanna si farà monaca.

A sentire Madre Ildegarde ricordare gli anni della sua gioventù in monastero, si direbbe che tutto era “rose e fiori”, talmente si mostrava gioiosa nel raccontare i fatti del passato lontano, come le marachelle più semplici che tanto li divertiva, o il lavoro assiduo e faticoso con le orfanelle (tale attività sarà sopressa nel 1955 circa), le anziane della casa di riposo, come pure la produzione dei dolci che alle volte si protraeva fino a sera tarde, e da sottolineare che tutti questi impegni, in tempo di povertà, erano davvero per ciascuna una fatica importante; e tutto questo operare non distoglieva la Comunità di Santo Spirito, delle sue lunghe ore preghiera liturgica, e la cura nell’esecuzione del canto corale, dove in occasioni speciali si faceva anche a quattro voci. Di tutto, la cara Madre, si ricordava con gioia e fierezza, non certo perché non ci siano stati episodi brutti e poco edificanti, ma erano i suoi occhi e la memoria che custodiva dentro, a far vedere tutto luminoso; a questo suo atteggiamento si addice quanto ha detto Gesù: “se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce” Mt 6,22

Erano pure vivi nel cuore, i volti di quanti nel presente e nel passato avevano frequentato la comunità, di tutti aveva un bel ricordo da raccontare e si portava dentro tanta riconoscenza. Infatti era una donna molto aperta all’incontro, e molti animi generosi e devoti hanno trovato il lei una madre da amare.

Quando aveva 50 anni di età venne eletta Abadessa e vi rimarrà tale per circa 30 anni, ma sempre si giudicò inadatta a tale compito, da tutti i suoi comportamenti ci si rendeva conto che la sua umiltà era sincera. Tuttavia negli anni del suo governo abbaziale si comportò con grande responsabilità; curò la liturgia; per le inferme non badò mai a spese, una delle nostre dipendenti riferisce che un giorno le ha detto: “Se una sorella inferma ha bisogno, si venda pure i vasi sacri dell’altare!”; ci teneva molto alla disciplina, al silenzio monastico, e in questo, se occorreva, si dimostrava severa. Con il migliorare delle condizioni economiche della città e di conseguenza del Monastero, lei si diede molto da fare per ristrutturare gli ambienti piuttosto in rovina, e con l’aiuto di molti esperti è riuscita a creare un luogo veramente adatto per la vita di una comunità Monastica.

Una delle virtù che più ho ammirato nella Madre, fu la sua capacità di auto dominio; era padrona di sé, della propria lingua! Sia per quanto esprimeva sulle persone, situazioni e le sue stesse infermità e disagi dovuto l’età. E questo, per una donna, sia pure monaca, è davvero una virtù eccezionale! Lei sapeva tacere – è vero che in alcune occasioni particolari il parlare è semplicemente un dovere di coscienza e il suo contrario un vizio terribile! – Però, il suo tacere era secondo coscienza, non per timore o per qualche sciocco interesse, taceva, sì, ma perché nel suo giudizio era più prudente farlo.

Fu sempre la scelta migliore?

Anche lei nei suoi ultimi mesi sulla terra si faceva tante domande.

Nei tempi di solitudine che l’anzianità “regala” per tanti motivi, si interrogava su tante sue scelte passate; ogni tanto si confidava, soprattutto quando rifletteva sull’oggi della sua comunità a cui ha speso tutta sé stessa con la più grande onestà e coscienziosità davanti agli uomini e soprattutto davanti al suo Dio, ma che però si trova con un numero così ridotto di monache da far temere per il suo futuro;

Sotto questa prospettiva possiamo mettere in bocca alla madre le parole del Servo sofferente:

«Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio». Is 49,4

 Ci diceva, Madre Ildegarde, parlando di qualche situazione particolare su cui rimpiangeva: “avevo fatto questa scelta – risultò sbagliata -, ma pensavo di fare bene…” Ma certamente non fu soltanto qualche sbaglio di veduta da parte della nostra cara Madre a causar danno alla sua comunità. Sappiamo bene che il Signore è sempre pronto a rimediare gli immancabili errori dei suoi figli quando agiscono mossi da buona volontà.

Nel mondo, purtroppo, – e Madre Ildegarde ha dovuto fare terribile esperienza di persona – non esistono solo “pecore”, siano pure malate, o birichine, o confuse ecc…

Cara madre Ildegarde

Tu, di fronte alle burrasche che la vita ha permesso piombassero su di te, ti sei protetta nel tuo silenzio, carico, sì, di dolore, ma soprattutto di preghiera, e fiduciosa hai atteso l’alba di giorni migliori, e non sei stata delusa, e ora contempli felice il Sole di Giustizia. La tua fede rimase salda, mai hai rivolto a Dio un minimo sospiro di rancore nei confronti di Lui.

Per cui, penso che non a torto ti paragono alla casa costruita sulla Roccia, che come dice il Santo Vangelo:

“Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.” Matteo 7,25

E questo è il frutto più bello che potevi offrire alla Santa Chiesa e al tuo Signore

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.”  Gv 12,24

Per non tralasciare i suoi ultimi giorni che furono così significativi dal punto di vista ecclesiale. Ricordiamo che mentre la madre era ricoverata per dei controlli, le fa sorpresa il Vescovo Alessandro con la sua benedizione, fatto che la riempirà di grande gioia e gratitudine, torna al Monastero e pochi giorni dopo, il 24 dicembre, sempre a sorpresa arriva il nostro Vescovo per fare gli auguri di natale alla comunità. Non abbiamo potuto fare a meno di leggere simile fatto come una preparazione del Signore che invitava la Sua Sposa alla Gioia Eterna, di fatto il giorno 26 dicembre, si sveglia con i sintomi della grave malattia che le porterà all’ultimo respiro.

Il funerale fu il coronamento di tutto quanto abbiamo detto, con grande partecipazione del clero e di tanti amici. Lei amò la sua Chiesa, e la sua Chiesa, corpo mistico di Cristo, la amò.

Grazie, Madre Ildegarde!

Grazie, Chiesa Agrigentina, che ti sei fatta garante di così bel fiore!!!

(ph. GiuseppeLazzano)

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