Sabato 26 ottobre, “al culmine delle iniziative per la visita della reliquia del beato Rosario Angelo Livatino , che ha visto il territorio di Aci Catena beneficiarne della presenza per una settimana (qui) , si è tenuto nel teatro parrocchiale della chiesa matrice catenota il convegno sulla legalità, un evento che ha offerto un’importante occasione di riflessione su temi fondamentali quali il rispetto della legge e la lotta contro le mafie”. L’incontro, si legge in un comunicato, è stato moderato dal giornalista Mario Agostino, direttore dell’Ufficio pastorale diocesano per la Cultura.
Ad aprire il convegno è stato mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, che ha sottolineato “l’importanza della convergenza tra Chiesa e società civile per contrastare le attività illecite e promuovere la diffusione della cultura della correttezza e del rispetto delle regole”. Damiano ha ricordato il magistrato agrigentino Livatino, che “ha donato la sua vita a difesa dell’onestà, come modello per i giovani e per chi lotta contro la corruzione”. “Livatino è la grattugia delle coscienze”, così ha esordito mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, che ha descritto la forza dell’esempio di Livatino. “Il magistrato Rosario, nella sua breve esistenza stroncata dalla mafia, è riuscito a toccare il cuore e la mente delle persone, ed è un modello che spinge ciascuno a interrogarsi sul proprio senso di responsabilità e sul valore della giustizia”.
Per Livatino, la legalità non era solo il rispetto della legge, ma un’autentica scelta morale, che comportava il sacrificio e la responsabilità delle proprie azioni.
“La sua fede profonda – continua mons. Damiano – gli ha dato il coraggio di prendere decisioni difficili, consapevole del rischio che correva in una terra dove è presente la mafia”.
In questo percorso Livatino ci insegna che “il perdono – dichiara la Procuratrice generale della Corte d’Appello di Palermo Lia Sava – non è mai una resa né una dimenticanza, ma una scelta di giustizia autentica che richiede coraggio”.
“L’esempio di Livatino – conclude il vescovo di Acireale e presidente della CESi Antonino Raspanti – continua a vivere in noi risvegliando il desiderio di una giustizia che porta alla riconciliazione del cuore. Si può redimere così la nostra amata terra di Sicilia”.