«Un periodo di grazia, un’occasione preziosa per fare esperienza di fede, conversione e perdono per intercessione e sull’esempio di S. Rosalia». Con queste parole l’arciprete di S. Stefano Quisquina, don Giuseppe Alotto, ha invitato la propria comunità a predisporre i cuori all’apertura dell’anno giubilare dedicato alla Santa Patrona. Domenica 26 maggio, Solennità della SS. Trinità, in una gremita Chiesa Madre, si è aperto il Giubileo “Per Annum Rosaliae“. Il Vicario Generale don Giuseppe Cumbo, che ha presieduto la liturgia, ha letto ai fedeli presenti il decreto emanato dalla Penitenzieria Apostolica della Santa Sede in cui si concede l’indulgenza plenaria che si può ottenere alle condizioni abituali: Confessione Sacramentale, Comunione Eucaristica, preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice. Durante l’omelia, don Giuseppe Cumbo ha affermato che l’esperienza di vita di S. Rosalia ci permette di comprendere quanto il mistero della Trinità non sia qualcosa di lontano da noi ma coinvolge e avvolge la vita cristiana. Il santo infatti è colui che, per eccellenza, sente nel suo cuore di essere figlio amato da Dio; è colui che nella vita ha come riferimento principale, nella sua opera di conformazione, il Cristo Signore che è il Figlio; è colui che vive in pienezza l’esperienza della vita nuova nello Spirito, per potere compiere la volontà del Padre, per essere conforme al Figlio e, nello stesso tempo, per compiere la sua missione nella Chiesa e nel mondo. L’esperienza dei Santi, quindi di S. Rosalia, ci permette di comprendere quanto la Trinità non sia un concetto astratto, ma essa coinvolge e investe totalmente la vita dell’uomo, se noi ci fidiamo totalmente di Dio.
Del ricco programma stilato per questo speciale anno dedicato a S. Rosalia, la comunità stefanese ha già vissuto alcuni appuntamenti. Tra di essi ricordiamo l’interessante conferenza organizzata dal Rotary Club di Bivona e intitolata “S. Rosalia eremita”. Il relatore, Don Mario Torcivia, ha preso in esame le fonti e le testimonianze liturgiche che attestano l’antichissimo culto, ab immemorabili, della Santuzza. In seguito il teologo ha delucidato le caratteristiche della vita eremitica: la volontà di vivere in solitudine e nel silenzio, la sobrietà di vita, l’ascesi come scelta di libertà. La vita ascetica cristiana non è finalizzata alla ricerca del nulla, dell’imponderabile e del “se stesso” ma è sempre orientata all’incontro con Dio: tutto questo ha fatto Rosalia, che con la sua scelta di vita radicale offre delle coordinate per vivere la santità e il rapporto autentico con Dio.La testimonianza di vita della Romita ha attratto e ispirato anche gli stefanesi più giovani, come ci racconta la bellissima mostra grafico-pittorica allestita dall’I.C. “Maestro Lorenzo Panepinto”: gli alunni hanno rappresentato, attraverso i propri lavori, il coraggio della Santuzza, la sua ferma volontà di perseguire il bene rifiutando il peccato e le vanità del mondo, il suo grande amore per Gesù.
Per l’arciprete don Giuseppe l’anno giubilare si rivela un’occasione per sperimentare l’amore e la misericordia di Dio non soltanto per la comunità stefanese ma per tutti i pellegrini che raggiungeranno la Chiesa Madre o la Chiesa di S. Rosalia alla Quisquina e si raccoglieranno in preghiera presso la reliquia o la Sacra Grotta. L’augurio del parroco è che ogni fedele, sull’esempio della Santuzza, possa realizzare le parole cantate nell’Inno Alla Romita di Quisquina: «Io cerco la tua voce e la pace del Signor».